mercoledì 26 marzo 2014

E' più forte di me



Ogni tanto, quando si fa qualcosa che si dice di non voler fare, o non si fa qualcosa che doveva esser fatto, molti tendono a giustificarsi dicendo: “è più forte di me!”.
Ma….cosa è che è più forte di te? Di te chi? Chi sei te?
A ben guardare, non c’è stato nessuno che ti ha impedito materialmente di fare qualcosa, oppure che ti ha costretto con la forza, materialmente, a fare un qualcosa.
Cosa è allora che è stato più forte di te?
La pigrizia? L’emozione? La mancanza di volontà? Un pensiero che ti ha fatto dimenticare ciò che pensavi che avresti dovuto fare o non fare?
Ma allora te chi sei? Evidentemente non sei il tuo corpo fisico, altrimenti non potrebbe fermarti la pigrizia, e neanche sei il tuo corpo emotivo, altrimenti potresti controllare le tue emozioni a piacimento, ed avere quelle che vuoi nel momento che vuoi.
Allora sei forse il tuo pensiero? La tua mente?....
Evidentemente no! Non sei neanche la tua stessa mente…altrimenti avresti il pieno controllo della tua mente, sapresti i tuoi futuri pensieri, potresti smettere di pensare, ecc… invece i pensieri spesso vanno e vengono automaticamente in modo associativo, in base a come sono concatenati tra loro associativamente e agli stimoli che percepisci tramite i tuoi sensi…

Ma allora chi è che dice: “è stato più forte di me?”
E’ quel tuo essere, la tua vera essenza, quella tua parte autentica, te stesso….e quando inizi veramente ad identificarti con te stesso, a poco ti accorgerai che non c’è veramente nulla di più forte di te, e ogni influenza degli altri corpi e dei vari stimoli sugli altri tuoi corpi, a poco a poco, fanno sempre meno presa su di te….certo, continuerai ad avvertirli, gli stimoli e le influenze esterne continueranno ad esserci, ma non faranno più presa su di te, le osserverai come uno spettatore esterno che guarda un film, ed avrai una libertà sempre maggiore di agire, di scegliere le emozioni che vorrai provare, e dirigere i tuoi pensieri con più facilità, senza sforzo, in modo spontaneo (ma di una spontaneità interiore…non una spontaneità che viene dai vari corpi, che non è spontaneità, ma meccanicità).

lunedì 27 gennaio 2014

La Felicità



Normalmente, l'essere umano è abituato a pensare che per poter essere felice debbano verificarsi certe condizioni, e che se tutte queste condizioni esteriori non si realizzano, non si possa essere davvero felici.
In pratica, cosi facendo, si dà il potere di influire sulla propria felicità o sul proprio stato interiore all'esterno di noi stessi, e più precisamente alle altre persone, agli oggetti o alle situazioni.
Alcuni esempi di come si pensa (magari anche solo inconsciamente, poichè non necessariamente tale pensiero o modo di pensare è cosciente, anzi, di solito non lo è), sono:
- se ti comporterai cosi, sarò felice (e ciò implica che se non ti comporterai cosi, non sarò felice);
- se farai questo, sarò felice (e quindi, finchè non farai questo, non sarò felice);
- quando avrò la ferrari, sarò felice (e quindi, finchè non la avrò, non sarò felice);
- se troverò questo lavoro sarò felice (e finchè non lo trovo, non sarò felice)
- ecc...
In ognuno di questi esempi, stiamo dando il potere sul nostro stato interiore a qualcosa di esterno a noi e, molto spesso, indipendente da noi.
Stiamo mettendo delle condizioni alla nostra felicità.

Spesso si tende a pensare che la felicità la si possa trovare con la ricchezza, ad esempio, ma in realtà la ricchezza può farci vivere una vita più comoda, può aiutarci a raggiungere alcuni obiettivi (quelli in cui occorre denaro), può portarci più benessere, ma riguardo il nostro stato interiore non ci dà nulla in più nè in meno di quanto ne abbiamo anche senza, a meno che non vincoliamo la nostra felicità alla ricchezza (cioè, ci condizioniamo a credere che possiamo essere felici solo quando diventeremo ricchi, e in questo caso sarà vero....ma solo per un pò di tempo, poi la felicità, anche forte magari inizialmente, inizierà a diminuire, poichè ci si abitua alla nuova condizione e perchè la mente inizierà a porre nuove condizioni e nuovi obiettivi da raggiungere per poter essere nuovamente felici).

Ma la felicità, in realtà, cosè? E' uno stato interiore.
Non è un ogetto che si sposta al nostro esterno, nè l'agire in un modo o un'altro di un'altra persona. Quello stato interiore di felicità può cambiare ed esserci o meno a seconda di come la nostra mente interpreta la realtà esterna e delle condizioni che pone. Ma se la nostra mente non pone nessuna condizione all'esterno, se riusciamo ad accettare ed amare noi stessi e gli altri cosi come siamo e cosi come sono (per accettare non intendo accettare in modo passivo o rassegnato, e neanche accettare nel senso di "sopportare", ma intendo accettare interiormente se stessi e gli altri, accettare senza che vi sia una resistenza interiore di alcun tipo, senza che vi sia un senso di condanna o di giudizio (da non confondere col discernimento), ma che vi sia invece comprensione (che non significa necessariamente condividere o giustificare) ed amore)), inevitabilmente eliminiamo qualunque condizione alla nostra felicità nel comportamento degli altri e in ciò che siamo.
E se riusciamo a fare la stessa cosa nei confronti di tutta la realtà, eliminiamo qualunque condizione che ostacola la nostra felicità anche nei confronti di qualunque situazione possa verificarsi nella nostra vita.
Non porre condizioni alla nostra felicità ci consente di essere felici interiormente, qualunque cosa accada all'esterno e qualunque sia il comportamento e il modo di pensare degli altri, e anche qualora non raggiungiamo gli obiettivi che ci siamo prefissati.
Ma attenzione: non porre condizioni alla nostra felicità ed essere sempre felici e gioiosi interiormente non significa diventare un'ameba, diventare abulici, apatici, cioè non agire e non fare nulla, ma agire senza che l'ottenimento o meno dei risultati che ci siamo prefissati possano cambiare il nostro stato interiore, senza che il comportamento di altri o eventi che possono capitarci o situazioni che viviamo possano in qualche modo influire sul nostro stato interiore.