Forse avrai notato che la mente
tende ad andare a fissarsi più su ciò che riteniamo negativo che su ciò che
riteniamo positivo.
Ciò accade poiché la mente, cosi
come tutto il nostro apparato psicofisico[1] è
strutturato per la sopravvivenza.
Cosi, per la nostra
sopravvivenza, è meglio scambiare un ramoscello per un serpente e fuggire
piuttosto che scambiare un serpente per un ramoscello, magari prendendolo o
calpestandolo facendoci mordere o uccidere.
L’apparato psicofisico quindi ci
spinge prima di tutto ad evitare la morte, la sofferenza e le esperienze
dolorose, e solo successivamente, eventualmente, a ricercare la felicità, cioè
solo quando si sente al sicuro.
L’Anima invece, ci spinge a fare
esperienze che gli sono necessarie per crescere ed evolvere. Per l’Anima la
morte non esiste, essendo immortale, e la sofferenza è un’esperienza cosi come
lo è la gioia. L’apparato psicofisico, invece, quando muore….muore davvero.
Così, chi è centrato nell’Anima,
ama la vita, ma non teme la morte. Chi si identifica nell’apparato psicofisico,
non ama la vita, ma teme la morte.
L’apparato psicofisico, una volta
raggiunta una certa sicurezza di sopravvivere, pur di mantenerla, smette di
agire o agisce di routine, e cerca di opporsi ad ogni cambiamento, anche se la
vita che sta vivendo non lo soddisfa.
Una volta raggiunta tale
situazione, può essere smosso e spinto a cambiare soltanto di fronte ad una
fortissima sofferenza.
Chi è identificato con l’Anima
invece, va di fronte ad ogni nuova esperienza con gioia, essendo consapevole
che, piacevole o dolorosa che possa essere, porta con sé la possibilità di
nuove comprensioni e di un ulteriore passo evolutivo.
[1] L’Apparato psicofisico è
quella nostra parte che comprende i 3 corpi più “densi” dell’individuo: corpo
fisico, corpo astrale (emozioni e desideri), e corpo mentale (pensieri).
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