Nell’ambiente new age, e secondo alcune dottrine spirituali, è diffusa erroneamente la credenza che ogni anima, prima di incarnarsi sulla terra, si scelga la propria vita successiva, dove incarnarsi, in quale luogo, epoca, si scelga i genitori, le amicizie, quale come corpo fisico avere, e tutte le esperienze più significative.
Secondo tali insegnamenti, l’anima sceglierebbe sapendo ciò che è più adatto per lei, per la propria evoluzione.
In realtà, in tale credenza ci sono diversi errori di fondo, errori anche dal punto di vista logico.
Infatti, se l’anima sapesse già di quali esperienze avesse davvero bisogno, e quali esperienze fossero per lei le più adatte per poter evolvere, tanto da riuscire a pianificare così bene la sua prossima incarnazione, sarebbe segno evidente che quell’anima abbia già un’evoluzione così alta, da non aver bisogno di incarnarsi per poter evolversi, poiché avrebbe già raggiunto l’unione con l’Assoluto.
Inoltre, vi sono dei casi, anche abbastanza frequenti, di vite ricche di esperienze talmente tanto dolorose e sofferenti, che nessun’anima, pur sapendo che quella vita le sia utile e necessaria per la propria evoluzione, sceglierebbe.
Un altro aspetto illogico in tale credenza è che, un’anima, per poter fare un piano così preciso e dettagliato per la sua prossima incarnazione, deve necessariamente conoscere anche ogni singola scelta fatta da ogni altra anima con cui verrà in contatto, ed anche quelle scelte che le altre anime che si incarneranno dopo di lei faranno: una cosa possibile solo a chi a raggiunto l’unione con l’Assoluto, a chi quindi non è necessario incarnarsi.
Questo errore nasce probabilmente dal fatto che un’anima, quando ha un’evoluzione almeno media o medio alta, prima di incarnarsi ha la possibilità di vedere qualche breve scena di alcuni eventi ed esperienze che andrà a vivere nella sua prossima incarnazione, essendo eventi karmici fissi ed immutabili, effetti di cause già mosse in precedenti incarnazioni.
Quest’anima, avrà l’impressione di scegliere lei stessa questa vita, contenente queste esperienze, ma in realtà la sua scelta apparente non è affatto libera, ma è condizionata e così forzata dalla propria necessità evolutiva: non ha cioè nessuna possibilità di agire diversamente, di opporsi a tale necessità.
Per fare un esempio: supponiamo che un individuo si trovi da tempo sotto il sole in un deserto, assetato, e senza una goccia d’acqua, e all’improvviso vede comparire davanti a sé una bottiglia d’acqua. Subito proverà in sé l’impulso, la necessità, di andare a prendere tale bottiglietta per dissetarsi. Tale individuo può pensare di aver scelto lui di prendere la bottiglietta e bere, ma in realtà non poteva agire diversamente, essendo la spinta della propria necessità più forte di quella della propria volontà.
Quando l’anima si reincarna, è attratta quindi verso la nuova incarnazione e verso le esperienze karmiche di cui ha bisogno per evolvere, da una necessità di tipo evolutivo simile a quella che spinge l’assetato dell’esempio precedente, ma assai più forte.
Uno potrebbe anche pensare: si, va bene, sarà costretto a vivere quelle esperienze karmiche, ma quelle esperienze le ha scelte l’anima stessa con il suo comportamento, con le sue emozioni, i suoi desideri, pensieri ed intenzioni nelle vite precedenti.
Si, è vero, le ha determinate lei stessa, ma lo ha fatto, per la gran parte degli effetti che si è creata da sola, in modo del tutto inconsapevole, senza aver la benché minima idea che le sue intenzioni, pensieri, emozioni, desideri ed azioni avrebbero creato quegli effetti, a volte completamente diversi o addirittura opposti a quelli che credeva di stare creando.
Stando così le cose, è intuibile anche un altro aspetto, e cioè di come in realtà il libero arbitrio cresce con l’aumentare dell’evoluzione, ma non è mai totale, ma neanche mai totalmente nullo.
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